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Cos’è il Bounce rate su Google analytics e come ridurlo

L'utente deve sentirsi come a casa mentre naviga sul tuo sito: se la percentuale dei visitatori che entrano nel tuo sito o nel tuo blog, e subito lo abbandonano, chiudendo la finestra del browser dopo aver visitato una sola pagina, è troppo alta, sicuramente è necessario un lavoro di analisi strategica. Scopriamo insieme come.

Stefania De Scisciolo
Pubblicato il 14 Settembre 2021
9 min

Provi così tanta soddisfazione per il tuo nuovo sito web; lanciato qualche mese fa ha dei buoni contenuti ed è ottimizzato. Con un sorriso a trentaquattro denti ti prepari a ricevere contatti. Appena messo online hai anche agganciato Google Analytics, è arrivato il momento di accedere al tuo account e monitorare l’andamento.

Ops… “Houston abbiamo un problema”: il bounce rate su Google Analytics supera abbondantemente l’80%, e ti hanno sempre detto che è un valore che dovrebbe essere molto al di sotto di questa soglia.

C’è qualcosa che non va, è troppo alto, devi assolutamente pensare a come abbassare il valore perché potresti non ottenere mai clienti se questi ti lasciano prima di arrivare ad una qualsiasi conversione.

Sai perché succede questo? Prima di scoprirlo voglio spiegarti cos’è il bounce rate (o frequenza di rimbalzo) su Google Analytics e poi vedremo insieme come ridurlo.

 

Cos’è il bounce rate su Google Analytics?

Cos’è il Bounce rate su Google analytics e come ridurlo

Inizio con una premessa: in questa guida su come abbassare la frequenza di rimbalzo ho preso come riferimento Google Analytics, perché è di gran lunga lo strumento di analisi web più popolare ed utilizzato oggi. Quindi vale la pena sapere esattamente come viene calcolata la frequenza di rimbalzo proprio in relazione ad Analytics.

Cos’è il bounce rate o frequenza di rimbalzo… Si tratta della percentuale dei visitatori che entrano nel tuo sito o nel tuo blog, e subito lo abbandonano chiudendo la finestra del browser dopo aver visitato una sola pagina.

Un utente rimbalza letteralmente via dal sito principalmente per due motivi: perché non è interessato a proseguire nella navigazione e a visualizzare altre pagine o perché è disturbato da altri eventi.

Non sempre però la frequenza di rimbalzo su Google Analytics è precisa. Ti faccio un esempio: oggi le pagine web non hanno più per forza al loro interno elementi che si aprono in altre schede o finestre del browser, possono avviarsi nella pagina stessa, come ad esempio video Youtube che grazie al pulsante play si avvia direttamente o le chat in home page… Quindi come la mettiamo con la definizione appena citata?

Nonostante tu abbia comunque effettuato interazioni Google Analytics nell’impostazione base potrebbe considerarti un utente bounce, poiché non hai visualizzato nessun’altra pagina, anche se hai riprodotto un video e avviato una chat.

Per leggere ed interpretare in modo esatto il bounce rate su Google Analytics devi impostare gli eventi.

 

Gli eventi di Google Analytics

Google Analytics differenzia due tipologie di interazioni quando calcola la frequenza di rimbalzo: visualizzazione di pagine e appunto,gli eventi. Questi ultimi sono il dato che ti aiuta a misurare il comportamento effettivo degli utenti.

Puoi impostare gli eventi per qualsiasi tipo di azione che intendi monitorare sul tuo sito o blog: i click sui link ad esempio, i completamenti o gli errori nei form, le impression dei pop up pubblicitari, le interazioni con video o i caroselli di immagini… Oppure una non interazione, e cioè quando un evento viene attivato, ma questo non influisce sul calcolo della frequenza di rimbalzo.

Quindi ogni volta che ti capita di leggere articoli su come ridurre il bounce rate, fai attenzione, perché a volte il comportamento dell’utente non c’entra nulla, sei tu che devi modificare la frequenza di rimbalzo dal valore predefinito, base di Google Analytics (rimbalzo dopo la visualizzazione di una sola pagina) al dato che veramente interessa alle tue analisi e alla tua attività (l’esempio fatto poco sopra, il rimbalzo è se qualcuno visita una pagina senza interagire con video, form contatti, chat…).

 

Come abbassare la frequenza di rimbalzo

Cos’è il Bounce rate su Google analytics e come ridurlo

Come determinare qual è una buona frequenza di rimbalzo per il tuo settore? Non me ne volere, ma la risposta è dipende.

Per alcuni siti anche una bounce rate dell’80% potrebbe essere considerata come buona, mentre per altri può essere il disastro più totale.

Generalmente hai qualche problema da risolvere se l’80% dei visitatori rimbalza dal tuo sito.

Di solito il bounce rate è nella media se si attesta tra il 50% ed il 60%. Se il valore è inferiore al 40% o al 30% è perfetta. Se è al di sotto di questi parametri potresti avere problemi di tracciamento.

Però dipende…

Ad esempio un sito web vetrina o aziendale con l’obiettivo di presentare l’azienda o i servizi dovrebbe avere la frequenza di rimbalzo al di sotto del 50%. Se è più alta c’è qualcosa che non va. Forse l’utente dopo aver cercato delle parole chiave e raggiunto il tuo sito, poi non trova quello che cerca; oppure i servizi non sono ben presentati o il sito non è facilmente navigabile.

Oppure, altro esempio: un e-commerce che ha l’obiettivo di vendere deve avere un ottimo bounce rate, il valore deve essere quindi intorno al 30/35%. Un negozio online deve saper ricreare un percorso ben definito per l’utente che deve raggiungere la conversione con la massima semplicità (in questo può esserti utile il nostro articolo sulle pipeline di vendita).

Cosa fare in questi casi? Per diminuire il bounce rate devi iniziare a fare dei test e analizzare i dati del tuo sito. Accedi al tuo account Google Analytics e identifica le pagine con la frequenza di rimbalzo più alta nella sezione Comportamento> Contenuto del sito> Pagine di destinazione.

Poi leggi questa seconda parte di articolo, cerca di capire quali potrebbero essere i problemi che riguardano la tua situazione e segui i consigli a te più congeniali per ridurre il bounce rate.

 

I modi per ridurre la frequenza di rimbalzo

 

La pertinenza

Uno dei motivi principali per le alte frequenze di rimbalzo è una SEO errata. Scegliendo determinate parole chiave puoi acquisire nuovi utenti efficacemente; ma se queste persone non sono il tuo pubblico di destinazione e se i tuoi contenuti non sono pertinenti alle keyword ricercate, queste rimbalzeranno dal tuo sito.

La soluzione è analizzare e capire l’intenzione di ricerca del tuo utente target prima di scegliere qualsiasi parola chiave. Devi porti le domande giuste che possono aiutarti a produrre contenuti utili per le tue personas. Più il contenuto è pertinente, maggiori sono le probabilità che i visitatori rimangano.

 

La fluidità nell’esperienza utente

L’esperienza utente è l’insieme di quelle sensazioni, azioni ed emozioni che generano i visitatori quando interagiscono con il tuo sito web. Per fare in modo che un utente navighi tranquillamente e porti a termine le azioni prefissate con la tua strategia, deve sentirsi come a casa.

Il primo passo, e anche uno dei più importanti, è creare un sito che sia performante per tutte le tipologie di browser e per i vari dispositivi.

Ci sono degli strumenti online che aiutano a migliorare l’esperienza utente, e sono ad esempio lo stesso Google Analytics il quale permette di osservare quali sono i comportamenti degli utenti e cosa influenza le loro decisioni, o Hotjar un tool web che grazie alle mappe di calore mostra dove i tuoi utenti si soffermano maggiormente e dove cliccano di più.

Le soluzioni per migliorare l’esperienza utente sono molteplici, e alcune più semplici di quanto credi. Ti faccio alcuni esempi:

  • la formattazione negli articoli: evita blocchi di testo e utilizza i paragrafi, gli spazi bianchi, grassetti, titoli, quote ed elenchi per spezzare e dare movimento.
  • i link interni nel copy del sito web e negli articoli: inserendo link interni (mi raccomando, devono essere pertinenti all’articolo di partenza) crei collegamenti con risorse e approfondimenti che allungano il tempo di permanenza dell’utente sul tuo sito o blog interessato a saperne di più. Concentrati sulla pertinenza e sulla logica di chi cercherà quella notizia. Mi raccomando non esagerare, o ti ritrovi con il testo costellato di anchor, che può essere peggio a volte di non averne.
  • Crea forme di contenuto differenti: sul tuo sito oltre al testo inserisci immagini, video interattivi, gif, pdf scaricabili… Insomma tutto ciò che può destare la curiosità e l’interesse in chi ti legge.
  • Studia le tue personas: cerca sempre di capire cosa vogliono e come si muovono sul web; rendi intuitiva la navigazione in modo tale che le informazioni desiderate dal tuo target siano a portata di click.
  • Una soluzione un pochino più tecnica, ma efficace: migliora la pagina 404; solo così potrai valorizzare i link e backlink rotti. Aggiungendo i giusti collegamenti ed una barra di ricerca alla tua pagina 404, permetti all’utente di andare altrove ed evitare il rimbalzo.

 

L’ottimizzazione del sito, velocità e grafica

Cos’è il Bounce rate su Google analytics e come ridurlo

Quando un utente atterra sul tuo sito, una delle prime cose che dovrebbe vedere è l’invito all’azione, chiaro e visibile.

Devi farti delle domande su cosa vuoi che facciano coloro che arrivano sulla pagina web; vuoi che scarichino un e-book, una demo? Oppure che si iscrivano ad una newsletter o ad un webinar?

La soluzione è nella creazione della CTA più adatta possibile al tuo target. Un consiglio: includi un solo invito all’azione per pagina, altrimenti potresti generare confusione e far scappare a gambe levate il visitatore; e tu non vuoi accada questo giusto?

Siamo qui per capire come ridurre il bounce rate e aiutare le persone a trovare ciò che vogliono rapidamente e con fluidità.

Un altro modo per abbassare la frequenza di rimbalzo è migliorare la velocità del tuo sito. Se un utente dopo aver effettuato una ricerca su Google e aver trovato il contenuto che gli serve ci clicca, immagina di trovare le risposte alle sue domande immediatamente.

E se invece al click sul motore di ricerca gli si apre una pagina che rimane bianca e non carica il contenuto? Quanto è disposto ad attendere prima di chiudere e scegliere un altro risultato?

In media le persone abbandonano un sito web lento dopo soli 4 secondi di attesa.

La soluzione si trova in uno strumento gratuito di Google “Page Speed Insight che ti aiuta ad individuare i parametri da migliorare per avere un sito web più veloce.

 

La credibilità

Acquisti mai qualcosa da qualcuno di cui non ti fidi? Credo di no, giusto?

Perché quindi un utente, entrando sul tuo sito, dovrebbe convertire se non sei credibile?

Ogni cosa che crei deve essere realizzata per infondere fiducia in quelli che saranno i tuoi potenziali clienti.

Una delle soluzioni è di non riempire il tuo sito di ogni tipo di pubblicità possibile. I banner pubblicitari possono essere molto fastidiosi e se inseriti nel posto sbagliato influiscono molto sull’aumento della frequenza di rimbalzo.

 

L’astuzia

Cosa c’entra l’astuzia, ti starai chiedendo… Ti spiego subito: nonostante hai un sito super ottimizzato e che funziona alla grande, potresti imbatterti comunque in un bounce rate più alto della media. Può succedere. E non è neanche colpa tua.

La soluzione in questo caso sta nel capovolgere la situazione a tuo favore riportando dentro gli utenti che stanno per scappare.

Ti è mai capitato di navigare in un sito e al momento in cui decidi di voler uscire ti balza fuori un pop up che ti fa compiere un’azione che non avevi previsto?

L’elemento che ti ho appena descritto si chiama Exit Pop Up cioè un pop up con un intento di uscita che tiene traccia dei movimenti del mouse dell’utente, ed al momento esatto in cui questo decide di lasciare il sito… Tac! Si apre la finestrella con un messaggio che se ben strutturato ti invita a compiere un’azione, come ad esempio iscriversi ad una newsletter, scaricare un e-book…

Questo escamotage è molto utile perché ti aiuta a recuperare l’indirizzo email del visitatore e a rimanerci in contatto per l’invio di comunicazioni personalizzate, offerte, coupon sconto; magari prima o poi si trasforma in cliente.

Siamo arrivati alla fine di questa guida su come ridurre il bounce rate.

Dopo aver compreso cos’è la frequenza di rimbalzo su Google Analytics e aver visto le possibili soluzioni per abbassarla, non mi resta che consigliarti di tenere questo articolo sempre a portata di mano. Salvalo tra i preferiti e utilizza i modi per ridurre il bounce rate che abbiamo elencato per aumentare il tempo di permanenza del tuo target e far crescere le conversioni.